Scritto da: Fabiola
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20th Century Fox |
Sono andata a vedere La Favorita da spettatrice del tutto vergine del cinema di Yorgos Lanthimos, regista di questa pellicola, perciò non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi da lui. Mi frullava in testa soltanto qualche flebile previsione, basata più che altro su informazioni immediatamente ricavabili dal trailer: il fatto che si trattasse di un film in costume e la trama, che ci mostra due donne che, nella corta inglese del Settecento, si contendono il ruolo di favorita della regina Anna Stuart, mentre il Paese è in guerra con la Francia.
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20th Century Fox |
Quello che assolutamente non pensavo avrei visto è un’opera dalle vibes pop, moderne, quasi punk, dalla sceneggiatura alla regia fino alle scenografie.
Lanthimos, con la sua macchina da presa, ti prende e non ti molla un attimo: ti tira su di peso e ti lascia penzolante sulle teste dei suoi personaggi, ti spinge in un angolo della stanza, come se fossi un insetto ai loro piedi, ti posa sulle loro spalle permettendoti di origliare gli intrighi di corte, le macchinazioni politiche ed egoistiche delle protagoniste, svelate alla luce fioca delle candele – e vale la pena ricordare che le luci, in questo film, sono quasi tutte naturali.
La Favorita non è soltanto divertente, nelle sue battute irriverenti e nel suo sarcasmo spiazzante e nella sua squisita critica sociale, non è soltanto scorrevole (due ore piene filano via senza pesare minimamente), ma è anche colmo di dolore. Il dolore di una regina che non sa governare, che è rimasta inceppata nella perdita dei suoi diciassette figli, tutti morti prima di nascere, e per ognuno dei quali la donna tiene un coniglio in camera da letto, come diciassette piccoli surrogati. La sua disperazione si sente nelle sue urla notturne, si vede nei suoi problemi di salute, si percepisce nella colonna sonora ingombrante.![]() |
20th Century Fox |
Appare inevitabile, allora, che la competizione fra le due donne per accaparrarsi il favore esclusivo della regina si conduca in un palazzo enorme ma che sembra vuoto, con soffitti altissimi che le sovrastano e corridoi che paiono non finire mai, un luogo che alla solitudine dei personaggi calza a pennello. E da questo gioco di dominio e sottomissione, in cui ognuno cerca di essere dominatore, in realtà tutti ne escono sottomessi, in un modo o nell’altro, schiacciati come animaletti sotto una scarpa elegante – o come servi sotto le mani di una sovrana.
Dieci nomination agli Oscar fra cui quelle per migliori attrici non protagoniste e miglior attrice protagonista: Emma Stone, Rachel Weisz e soprattutto Olivia Colman, che si è portata a casa la statuetta e che incarna Anna Stuart, ci offrono tre interpretazioni strepitose di tre personaggi indimenticabili – e lo dico con cognizione di causa, perché mi hanno seguito fuori dal cinema e mi sono rimaste in testa per giorni, coi loro ghigni silenziosi e la loro gelosia furiosa e il loro amore materno per dei piccoli conigli.
Voi lo avete visto? Siete d'accordo con la vittoria di Olivia Colman?
Non l'ho visto, ma mi sembra molto interessante.
RispondiEliminaDevo ancora vederlo, ma Fabiola mi ha convinta =)
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