Scritto da: Camilla
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Caro Evan Hansen non
nasce come libro, ma come musical dal titolo Dear Evan Hansen.
Lo spettacolo ha debuttato nel 2015, per poi arrivare l’anno
successivo a Broadway e vincere molti premi, tra
cui il Tony Award come miglior musical. Solo nel 2018 esce il romanzo, con il quale, devo ammetterlo, hanno fatto proprio un bel lavoro.
Se vi interessa vivere un’esperienza completa non limitandovi alla lettura o siete semplicemente curiosi, su YouTube potete trovare il canale ufficiale in cui ci sono tutte le
canzoni originali.
“Caro Evan Hansen,
oggi sarà una buona
giornata ed ecco perché…”
Protagonista della storia
è Evan Hansen, un giovane ragazzo all’ultimo anno di liceo, che ha
problemi a socializzare ed è afflitto da un disturbo d’ansia. Il
suo terapista, per aiutarlo, gli fa scrivere ogni giorno una lettera
che inizia con la celebre frase “Caro Evan Hansen, oggi sarà
una buona giornata ed ecco perché.”
Un giorno una delle sue
lettere finisce nelle mani di Connor Murphy, che, credendo sia un
insulto nei suoi confronti, si arrabbia con il ragazzo per poi
scappare con la lettera. Per Evan iniziano dei giorni di tormento
in cui si preoccupa che le sue parole, quella piccola e privata parte di
sé, venga rivelata al mondo intero.
Pochi giorni dopo Evan
viene a sapere che Connor è morto suicida e che la sua lettera, trovata addosso al ragazzo, è stata scambiata dai genitori come un messaggio finale per spiegare il gesto.
“Vorrei che tutto
fosse diverso. Vorrei essere parte di qualcosa. Vorrei che tutto ciò
che dico fosse importante, per chiunque. Voglio dire, diciamocelo:
qualcuno si accorgerebbe di qualcosa se sparissi domani?"
I genitori di Connor
vogliono sapere di più del figlio, anche per cercare di comprendere
cosa l’abbia portato a quel gesto estremo, e per questo si
attaccano quasi morbosamente a Evan etichettandolo erroneamente come
migliore amico segreto del ragazzo.
Evan all’inizio cerca
di dire la verità ai genitori del ragazzo, ma per un motivo o per l'altro non riesce mai nel suo intento. Più il tempo passa più Evan si convince di star facendo la cosa giusta, in fondo sta risollevando lo spirito della famiglia di Connor.
“Faccio cose stupide
quando sono nervoso, il che significa che faccio cose stupide
costantemente.”
La notizia della sua
amicizia segreta con Connor lo porta ad avere un nuovo ruolo
all’interno della società. A scuola, dove era sempre stato un
outsider, comincia ad essere considerato. La ragazza dei suoi sogni,
Zoe, nonché sorella di Connor, comincia a passare del tempo con lui.
Attraverso un sito creato per celebrare Connor, Evan diventa anche
una star su internet. Passando così da escluso a parte integrante
della società.
“Sarò mai di più di
quanto sono sempre stato?”
Durante la prima parte
del libro possiamo vedere come Evan cerchi di dire la verità ai genitori di Connor, mentre più andiamo
avanti più vediamo come la sua sincerità cominci a
scarseggiare. Evan infatti inizia a trovare altri mezzi per dimostrare
la sua amicizia con il ragazzo defunto. Attraverso e-mail false e vari progetti il
ragazzo cerca di far conoscere meglio Connor ai genitori e di non far
dimenticare chi fosse. Ma la domanda che si pone il lettore è: lo
sta facendo veramente per i genitori o per se stesso? È un gesto
fatto per il bene altrui o un gesto egoista?
“Le fantasie suonano
sempre bene, ma non ti aiutano quando la realtà arriva e ti spinge a
terra.”
Durante tutta la
lettura il lettore si chiede che cosa avrebbe fatto in questa
determinata situazione. Saremo riusciti a dire la verità o avremo
continuato a mentire come Evan?
Cambiamo idea spesso, mettendoci prima nei panni di Evan, un ragazzo che ha
problemi a socializzare e che viene sempre interrotto quando cerca di
dire la verità e che poi capisce che forse la bugia potrebbe fare più del bene che del male. E poi mettendoci nei panni dei
genitori, avremmo preferito una bugia in grado di alleviarci lo spirito o la dura e cruda verità?
Il
lettore continua a farsi delle domande, continua a cambiare il suo
punto di vista, passando così da quasi una comprensione per il gesto
di Evan a una critica nei confronti del ragazzo per non aver avuto il
coraggio di dire la verità. Tutti si sono sentiti soli ed
incompresi almeno una volta nella vita e per questo il lettore riesce
a immedesimarsi nel protagonista, trovando in lui una parte
di sé e della propria voglia di essere qualcosa di più.
“Il me che sono non
è il me che ero”
I libri di questo genere,
a mio parere, devono finire con una nota di speranza per il lettore
che legge e sfortunatamente io non ho percepito una grande speranza a
fine lettura. Avrei preferito qualcosina in più per la conclusione.
“Puoi ridere o
piangere. Io farò molto di entrambi”
Caro Evan Hansen non è
solo un libro su un ragazzo, ma è un libro sugli esseri umani. È un
libro su come una buona azione può portare a conseguenze negative e
come un'azione negativa può portare a qualcosa di buono. È un libro
sulla vita e su come questa non sia né perfetta, né giusta, ma su
come niente sia statico e su come con i suoi alti e bassi ci invita
sempre ad andare avanti.
*Libro letto in lingua originale*
*Citazioni tradotte dall'originale*