Buongiorno lettori!
Un paio di settimane fa ho avuto modo di incontrare Carla Maria Russo, la brillante autrice di Le Nemiche Piemme (18,50 €).
Insieme a altri blogger abbiamo passato un bellissimo pomeriggio in una pasticceria di Milano tra libri, pasticcini e chiacchiere storiche.
Ho
notato che nei tuoi romanzi ci sono moltissimi parallelismi con
l'attualità. Questi parallelismi entrano in gioco già in fase di
scrittura?
Assolutamente
sì! Quando mi attrae una storia, oltre alla passionalità e al
carattere della protagonista, mi attrae il tema. Io non scrivo
biografie, ma mi piace parlare di una vicenda accaduta nella vita di
qualcuno di cui mi piace la tematica. Nel caso di “Le Nemiche” mi
son osubito concentrata sull'inimicizia, un tema che fino ad ora non
avevo ancora trattato. Questo è un tema molto attuale che mi ha permesso un approfondimento psicologico molto
interessante.
Isabella
è un po' antipatica, se devo essere sincera.
Isabella
non è antipatica, ma è una donna con un carattere molto forte.
Lei sa di avere dei difetti, ne è consapevole. Lei è una vera donna
del Rinascimento. Lucrezia ama lo sfarzo, il bello per lei è
ostentazione delle sue possibilità economiche. Per Isabella il
bello è sinonimo di originalità, ricerca della perfezione: il suo
famoso studiolo ne è l'esempio. Isabella è una donna di potere, ma il
suo è un potere illuminato dall'intelligenza e dal senso morale. Sa
di essere cinica, ma il valore che la caratterizza è uno: la
dignità, che riesce a mantenere anche davanti ai continui tradimenti del marito.
Lucrezia
invece ha una personalità più semplice.
Come
riesci a entrare nella mente di questi personaggi storici?
Questo
secondo me fa parte delle doti necessarie di uno scrittore. Quando
ti innamori di un personaggio, lo devi conoscere e capire fino in
fondo e poi, ancora più importante, non giudicarlo mai.
Bisogna conoscere ogni dettaglio, persino i primi giochi fatti da
bambino, le parentele, la società e le persone che frequentava.
A
me non interessa la storia con la S maiuscola, ma quella minuscola,
quella che parla delle vicende umane e quotidiane, ma bisogna comunque
conoscere il momento storico e quanto questo abbia inciso su un personaggio.
Una
volta fatto questo bisogna immedesimarsi nei personaggi per poi
crearne personalità. Ogni autore è come un regista che sa come
rendere al meglio le caratteristiche dei propri personaggi, che siano
essere negative o positive.
Capita
inoltre che quando un autore tratteggi un personaggio, lasci
qualcosa di se in esso. Capita anche a lei?
Sì,
certo. I libri sono sempre un po' autobiografici, perché quando scegli una storia lo fai perché ti appassiona. Io scelgo sempre
storie passionali perché sono una persona molto emotiva. Mi
attraggono personaggi molto forti, pieni di valori, forse
perché vorrei avere il loro coraggio.
A
sedici anni ero innamorata di Farinata degli Uberti. Quando sono
riuscita a dedicarmi alla ricerca storica,
sono partita da lui e il tema del libro che ho scritto su di lui, Il
cavaliere del giglio,
è se sia giusto o no sacrificare tutto per coerenza alle proprie
idee.
Questo
non vuol dire che l'autore sia identico ai suoi personaggi, ma che
essi hanno dei tratti che lo affascinano e che gli trasmettono
qualcosa.
Visto
che, come abbiamo detto, l'inimicizia tra le due è molto velata, mi
piacerebbe sapere se e in che modo si ritrova nelle fonti storiche.
Sì,
c'è sicuramente però quello che ho capito è che c'è storia e
storia.
Quando
parliamo di storia ufficiale, parliamo sempre di fonti manipolate,
poiché si scrive per committenza, chi scrive lo fa in modo tale che
il prodotto finale sia di gradimento al proprio committente.
La
storia poi, oltre ad essere scritta dai vincitori, è scritta dagli
uomini. Quindi io scrivo di donne per questo, per dar voce a quella
parte di storia messa da parte.
Con
il mio ultimo romanzo ho avuto la fortuna di avere tra le mani anche
qualche lettera non ufficiale, sfuggita alla distruzione di documenti
non modificate. Questo mi ha permesso di capire a fondo le due donne
protagoniste, soprattutto Isabella la quale scrive a tutti, al mondo
intero, ma non una singola riga alla cognata. In assenza, è stato
semplice capire che tra le due non scorreva buon sangue.
C'è
un personaggio che ti affascina, ma di cui per qualche motivo non
sei riuscita a scrivere? Magari per soggezione.
Mi
è capitato con Caterina Sforza. L'ho avuta nella mente per molto
tempo, ma sapevo di dover affrontare il tema delicatissimo della
violenza che andava descritta e io non ero sicura di essere in
grado di affrontarla senza cadere nel volgare e nello splatter.
Alla
fine sono riuscita a superare questo scoglio e devo dire che è
stata una soddisfazione.
In
questo romanzo parli di una faida di potere. C'è qualche faida
storica di cui ti piacerebbe narrare in un prossimo libro?
Al
momento no, perché io arrivo alle storie raramente con una
preconoscenza, le poche volte sono state con Farinata degli Uberti e
Eleonora d'Aquitania.
Non
sono io a scegliere una storia, direi invece che è più la storia
che sceglie me. Mi piacerebbe scrivere una storia completamente
inventata, per il momento però continuo sulla mia strada, perché
trovo incredibile quanto la realtà riesca a superare ogni fantasia.